Aprire le aziende al cambiamento: i consigli di Jim Whitehurst
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Una chiave di lettura semplicistica, associa l’espressione Industry 4.0 esclusivamente all’automazione industriale, prendendo in considerazione solo marginalmente, quale sia il posizionamento della persona rispetto alla tecnologia.
Si tratta, invece, di una rivoluzione dapprima sociale che tecnologica. Per riprendere le parole di Marco Taisch, docente del Politecnico di Milano: ”Una volta implementate le tecnologie, se mancano le persone, sfruttare l’innovazione diventa molto più difficile”. E dal momento che l’impresa è una realtà vivente paragonabile a un essere umano, sorge spontaneo chiedersi come renderla capace di guardare al cambiamento come sfida continua, al fine di sperimentare modelli di business innovativi e pratiche organizzative avanzate in grado di dialogare con la complessità che caratterizza questo nostro tempo.
Una risposta su quale sia il modello organizzativo che meglio risponde alla complessità della contemporaneità viene offerto da Jim Whitehurst, presidente e CEO di Red Hat, società multinazionale statunitense che si dedica allo sviluppo software e al supporto di software libero e open source, ed autore del libro “The Open Organization”.
L’organizzazione aperta è la risposta a tutti quegli imprenditori e manager che constatano quotidianamente che velocità e flessibilità sono oggi la chiave di ogni successo, aggiungendo però che affinché la loro azienda sia capace di agire sul mercato con l’auspicabile rapidità, è necessario imporre un cambiamento altrettanto radicale anche all’interno delle organizzazioni: dovranno essere in grado infatti, di stimolare e supportare l’iniziativa, la creatività e la passione delle persone che, in autonomia, potrebbero produrre velocità, agilità e innovazione.
Entrando più nel dettaglio, questo modello nasce dal concetto che sta alla base del software open source. In informatica, il termine inglese open source (letteralmente “sorgente aperta”), indica un software il cui codice sorgente è rilasciato con una licenza che lo rende modificabile o migliorabile da parte di chiunque. Oggi il significato del termine “open source” è utilizzato anche in modo più generico, per definire una filosofia e un sistema di valori che celebrano lo scambio aperto, la partecipazione collettiva, la trasparenza, la meritocrazia e lo sviluppo della comunità.
Applicando il concetto al management aziendale, Jim Whitehurst ha individuato 7 modalità per aprire l’organizzazione al cambiamento:
- Cambiare il processo decisionale: l’adozione di un approccio gerarchico top-down non può più funzionare poiché i collaboratori si aspettano e vogliono dire la propria; pertanto, l’organizzazione aperta deve valorizzare la relazione umana sollecitando il confronto e lo scambio di opinioni.
- Accendere la passione nei dipendenti: nell’introduzione al libro firmata Gary Hamel, Visiting Professor della London Business School, si legge: “Mentre potete obbligare i collaboratori legati a doppio filo allo stipendio a dimostrarsi obbedienti e diligenti, e potete selezionare i più dotati dal punto di vista intellettuale, non potete imporre l’iniziativa, la creatività o la passione. Queste doti sono, letteralmente, doni. Ogni giorno i dipendenti decidono liberamente se portarseli dietro al lavoro o se lasciarli a casa. Anche i fornitori e i clienti prendono decisioni analoghe: scelgono liberamente se cooperare con la vostra azienda in uno spirito di vera collaborazione o se impiegare le proprie energie altrove.” Bisogna, quindi, assumere persone appassionate e fomentarne costantemente la passione.
- Individuare la finalità dell’azienda: la finalità di un’azienda non consiste in ciò che fa, ma perché lo fa. È la ragione della sua esistenza.
- Costruire il coinvolgimento dei dipendenti, che non è più un beneficio aggiuntivo, ma una componente indispensabile del sistema di management, poiché si riflette direttamente sulla sua efficacia operativa.
- Garantire la meritocrazia: affinché le persone mettano a disposizione la loro passione e garantiscano il loro engagement, bisogna garantire che le cose vengano gestite attraverso la meritocrazia: valgono le idee migliori, da chiunque provengano.
- Stimolare il dibattito, poiché la regola del “non criticare” per evitare di urtare la sensibilità altrui, è una strategia controproducente: come scrive Charlan Nemeth, docente di psicologia della University of California, in un articolo sul New Yorker citato da Whitehurst. “Le nostre scoperte dimostrano che il dibattito e le critiche non inibiscono le idee ma, semmai, le stimolano più di ogni altra condizione”.
- Leadership catalizzatrice: in chimica, il catalizzatore è una sostanza che, aggiunta in piccole quantità ad un composto, modifica la velocità di reazione senza essere consumato durante la reazione stessa. Nelle organizzazioni, il Leader (catalizzatore) si allontana dal concetto di potere inteso come capacità di influenzare o condizionare e diventa capacità di mettere in relazione, coordinare.
In sintesi, un’organizzazione aperta è un’organizzazione partecipata, in cui le persone sono coinvolte in un disegno comune. Un’impresa, infatti, può essere una comunità integrata di persone solo se condivide valori e progetti con i propri collaboratori.
Le capacità di quest’ultimi, di fatto, non sono mai relegate ad una particolare specializzazione; ed un sistema di gestione non gerarchico in cui la leadership è decentralizzata, permette maggiore creatività e diversità tra i collaboratori, oltre a consentire loro di sperimentare una maggiore autonomia nei loro ruoli. Stimolare questo tipo di consapevolezza nei propri dipendenti, costituisce un ulteriore vantaggio delle strutture organizzative piatte, perché ne garantisce una maggiore flessibilità di adattamento al cambiamento.
E se il cambiamento è la parola d’ordine del nostro tempo, riprendendo le parole di Gary Hamel nella sua introduzione all’edizione in lingua inglese: “per quanto tempo ancora pensate di potervi permettere, nelle vostre organizzazioni, di sprecare più capitale umano di quello che riuscite a utilizzare?”